il discorso nostro è molto più astratto.
Chi qui lascia una possibilità all'aborto, come me, ribadisco che NON si riferisce al creare la mentalità del "tanto dopo abortisco".
Ma al prevedere situazioni in cui permetterlo e garantire che venga fatto in condizioni di sicurezza e punendo duramente chi lo pratica clandestinamente.
Per chiunque la vera soluzione alle situazioni di cui parli sono i metodi contraccettivi (tranne che per il vaticano ovvio ha da ridire anche su quello), e non si può pensare all'aborto come "scappatoia contraccettiva" qui sono d'accordo; infatti c'è quella possibilità apposta di cui parlavo di lasciare in anonimato il bambino all'ospedale dopo il parto, se il bambino non lo si vuole.
Ma in quelle situazioni di cui parlavo come violenza, rischio vita madre e (al limite) gravi malattie fetali dare la possibilità di scelta è doveroso, e infatti in generale le leggi così prevedono (chi in maniera più rigida chi più flessibile) e per fortuna i diritti dell'uomo dell'ONU non lo precludono, altrimenti finiremmo in una teocrazia globale... la peggiore delle dittature visto che, rispetto le altre, vuole perseguitarti anche nell'oltre tomba, per l'eternità.
Per quanto riguarda a cosa penserei se fossi stato abortito... direi a nulla visto che non avrei avuto il tempo di avere la cognizione di me stesso; venire abortiti io non credo sia come passare dal vivo a morto, dall'essere al non essere; ma restare in un non essere.
Ma anche qui sono deduzioni personali, seghe mentali filosofiche, leggendo paperoga c'è qualche ragionamento scientifico ma cmq è una cognizione personale che non può essere surrogata da un'etica imposta.
Se una donna non ha il diritto di abortire quando gli pare avendo rapporti come gli pare (presupposto di base che condivido) neanche un'istituzione politico-religiosa come il vaticano o in generale il cattolicesimo o filo-cattolicesimo o altre posizioni etico-estremiste non hanno il diritto di imporre a quella donna il fatto non abortire mai.
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