Fermo restando che mi attengo alle direttive (che tratteggiano uno stile di vita che poco si discosta da quello che mi è solito), nessuno riesce a togliermi la sgradevole sensazione che questa epidemia, benché senz'altro reale e con alcuni suoi elementi in grado di sollevare (moderate) preoccupazioni relativamente alla salute, sia stata un po' troppo prontamente elevata al rango di Cavallo di Troia.
Mi chiedo cosa abbiamo ficcato nella panciona del gigantesco simulacro che hanno piazzato davanti alle porte della città. Quel "cavallo" non è un dono degli dei, a meno che gli dei siano quelli maligni, ammantati nel loro bel drappo blu stellato. Altri dei portano un drappo che è pure blu stellato, ma ornato con sgargianti strisce bianche e rosse. Altri ancora hanno un più sobrio drappo rosso in tinta unita e stellato in misura minimale, ma non sono meno mortiferi.
Morale: combattere la malattia, ma bruciare il cavallo in un'alta pira fiammeggiante (leggi: comportarsi con prudente serietà, ma senza dar peso alla montagna di fole spacciate in merito alla malattia per convincerci a accogliere con favore l'apertura dei cancelli della città -- cosa che, ci dice la cronaca, sta già avvenendo).
Nervi saldi, scudi alzati. Non solo contro il virus, che nell'aria c'è di peggio.
ATTENZIONE! Sono un hobbista e l'affidabilità delle mie conoscenze informatiche è molto limitata. Non prendere come esempio il codice che scrivo, perché non ho alcuna formazione accademica e rischieresti di apprendere pratiche controproducenti. |